Dicono che quello che ti succede è sempre già successo a qualcun altro, ma io non credo: non stavolta. Io credo che questo, esattamente questo, non sia mai successo a nessuno. Credo che per ciò che è appena capitato a me – che mi sta capitando – non esistano modelli.
I campi trebbiati, le stoppie marroncine, i solchi delle ruote dei trattori, i covoni cilindrici. Le macchine che passano e mi spettinano con lo spostamento dell’aria. Oh, come apprezzerei che il conducente di una di queste macchine capisse che sono in difficoltà e accostasse e scendesse e mi mettesse una mano sulla spalla, e mi tranquillizzasse. Come apprezzerei che mi facesse salire sulla sua macchina e mi desse un passaggio a Roma, e che lungo la strada si fermasse a un bar e mi offrisse un caffè. Un uomo coi baffi, grosso, stempiato, più vecchio di me, con la voce roca, il sorriso rassicurante, vestito di lino, coi capelli grigi e fini sollevati dal vento, un fumatore incallito di sigarette sottili, un pescatore alla mosca preciso e paziente che non porta l’orologio e non sa mai che ore sono, com’era mio padre- una specie di inviato di mio padre-, che mi convincesse a raccontargli cosa mi è successo – cosa veramente mi è successo. E come apprezzerei che dopo mi raccontasse una disavventura umiliante dalla quale è passato pure lui, e poi si concedesse la banalità più rassicurante di tutte, e cioè che i cinque minuti del coglione passano per tutti, che a tutti capita di inciampare ma che l’importante è rialzarsi e non pensarci più… Già, ma non funziona così. Non c’è nessuna possibilità che questo accada, perciò sarà bene che smetta di pensarci.
Terre rare
Sandro Veronesi
Bompiani Ed. 2014