Ti racconto Grado Zero

Chi frequenta questo spazio sa che sono un’assidua lettrice di riviste letterarie e di collettivi di scrittura. Amo scoprire nuove storie e nuove voci. Oggi incontro Grado Zero. Al centro del loro lavoro le forme di narrazione, quali sono quelle che oggi riescono meglio a raccontare la contemporaneità e come si evolvono. La ricerca come via da seguire per fare rivista. E le storie di cui prendersi cura.

  • Come nasce Grado Zero?

Nasce sui banchi universitari, da un’idea di Maurizio Vicedomini nel 2014. La redazione originaria era composta interamente da studenti di Filologia moderna. Volevamo uno spazio dove applicare gli studi di narratologia alla letteratura contemporanea e al contempo dare spazio alla nuova produzione – in particolare – per quanto riguarda la forma breve.

  • Quali caratteristiche deve avere una storia per entrare a fare parte di Grado Zero?

Non mettiamo particolari paletti ai racconti che pubblichiamo. Non limitiamo il genere, non limitiamo la tematica. L’unica cosa che ci preme è che il racconto sia ben scritto e che declini la forma racconto in maniera originale. La forma breve è al centro della nostra ricerca, vogliamo che la forma, come il contenuto, ci stupisca.

  • Come si riconosce una voce?

Non c’è una risposta immediata. Ogni voce ha le sue particolarità. Non c’è una formula, è sempre l’insieme delle sue caratteristiche: lo stile, le tematiche, il tono, i personaggi che crea, l’idea che ha della scrittura e della società.

Riconoscere la voce, per noi, in questi anni di ricerca, è stato ritrovare una soluzione che fosse l’equilibrio di ognuno di questi aspetti.

  • Cosa la distingue dalle altre riviste letterarie?

Grado Zero non è solo una rivista letteraria. Si occupa di storie. Oltre ai racconti, diamo spazio alla critica letteraria, con uno sguardo attento alla contemporaneità, e ancora a cinema, serie tv, fumetti, teatro, musica. Siamo convinti che dedicarci alla sola scrittura creativa possa essere un limite per lo studio delle forme di narrazione. Negli ultimi anni, anche grazie al cambiamento degli strumenti di fruizione, le narrazioni audiovisive e fumettistiche si sono ritagliate nuovi spazi con le loro specifiche peculiarità, e ci sentiamo in dovere di non ignorarle.

All’interno di queste sezioni abbiamo sviluppato negli anni diversi progetti, come il volume Déjà vu, edito da Polidoro Editore, gli ebook scaricabili gratuitamente, o la Storia della letteratura a fumetti di Lorenzo di Paola.

  • Come si propone un racconto a Grado Zero?

Basta inviare il racconto a redazione.gradozero@gmail.com, indicando “RACCONTO” e il titolo nell’oggetto. Il testo, di massimo 10.000 battute spazi inclusi, deve arrivare in formato .doc o .docx.

  • Fate editing sui testi che vi arrivano? C’è uno scambio tra gli autori e la redazione?

Certamente. Le riviste sono anche – e soprattutto – possibilità e occasioni per giovani voci. Con le dovute distinzioni, Grado Zero è un progetto editoriale. Come tale, offre una selezione rigorosa, la cura del testo, il confronto con dei professionisti e la pubblicazione.

  • In Grado Zero l’attenzione al racconto emerge chiaramente. Proponete sia racconti inediti da voi selezionati che racconti pubblicati da case editrici. Perché c’è così tanta diffidenza nei confronti dei racconti secondo voi?

Non c’è una vera diffidenza nei confronti dei racconti. Sono decenni che sentiamo dire che i racconti non vendono, come fossero i fratelli minori del romanzo, un banco di prova prima di arrivare alla più nobile forma lunga.

In verità sappiamo che grandi autori sono rinomati soprattutto per racconti brevi. Borges o Kafka, per dirne due.

La principale differenza è nella percezione che ne ha il lettore: il racconto non permette un’immersione duratura, termina presto, lascia orfani, dice qualcuno. Tuttavia guardando al mondo editoriale ci accorgiamo di come siano editi continuamente libri di racconti che il pubblico acquista e apprezza.

Questo punto è ancora più vivido se confrontiamo la situazione attuale a quella del 2014, quando abbiamo fondato la rivista. Oggi esiste una casa editrice specializzata in racconti, sezioni dedicate in alcune librerie e un pubblico che apprezza la forma breve con sempre meno ritrosia o pregiudizi.

  • Sembra un momento favorevole per le riviste. Ne stanno nascendo di nuove, alcune stanno passando anche al cartaceo e molti sono gli eventi culturali che le hanno viste protagoniste. Cosa significa fare una rivista oggi in Italia?

Inserirsi nel dibattito culturale. Fare avanguardia. Fare ricerca. Trovare una propria voce e portare avanti un’analisi del particolare.

  • Il racconto che vi sarebbe piaciuto pubblicare su Grado Zero? (vale qualsiasi cosa: raccolte arrivate in libreria, racconti pubblicati da altre riviste etc.)

Non c’è un particolare racconto che avremmo voluto pubblicare. Ci sono, di certo, voci che seguiamo e che leggiamo su altre riviste, e ci basta che siano lì: ci piace fare rete, ci piace essere un pezzo di un grande mosaico; molte riviste godono della nostra stima. Per fare qualche nome: abbiamo apprezzato la rivista micorrize avviata di recente da Antonio Russo De Vivo, oppure il lavoro svolto da realtà come Rivista Blam, Split, Narrandom o Crack; e seguiamo con interesse le forme di sperimentazione attuate da riviste più eversive come La nuova Verdə.

Grazie Grado Zero!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...