L’amica geniale

Il 31 dicembre del 1958 Lila ebbe il suo primo episodio di smarginatura. Il termine non è mio, lo ha sempre utilizzato lei forzando il significato comune della parola. Diceva che in quelle occasioni si dissolvevano all’improvviso i margini delle persone e delle cose. Quando quella notte, in cima al terrazzo dove stavamo festeggiando l’arrivo del 1959, fu investita bruscamente da una sensazione di quel tipo, si spaventò e si tenne la cosa per sé, ancora incapace di nominarla. Solo anni dopo, una sera del novembre 1980 – avevamo entrambe trentasei anni, ormai, eravamo sposate, con figli – mi raccontò minutamente cosa le era accaduto in quella circostanza, , cosa ancora le accadeva, e ricorse per la prima volta a quel vocabolo. Eravamo all’aperto, in cima a una delle palazzine del rione. Sebbene facesse molto freddo avevamo messo abiti leggeri e scollati per sembrare belle. Guardavamo i maschi, che erano allegri, aggressivi, figure nere travolte dalla festa, dal cibo, dallo spumante. IMG_20170922_120938_593Accendevano le micce dei fuochi d’artificio per festeggiare l’anno nuovo, rito alla cui realizzazione Lila, come poi racconterò, aveva collaborato moltissimo, tanto che ora si sentiva contenta, guardava le strisce di fuoco nel cielo. Ma all’improvviso – mi disse -, malgrado il freddo aveva cominciato a coprirsi di sudore. Le era sembrato che tutti gridassero troppo e che si muovessero troppo velocemente. Questa sensazione si era accompagnata a una nausea e lei aveva avuto l’impressione che qualcosa di assolutamente materiale, presente intorno a lei e intorno a tutti e a tutto da sempre, ma senza che si riuscisse a percepirlo, stesse spezzando i contorni di persone e cose rivelandosi.