Una settimana di racconti #111

Mi piace fantasticare su quali saranno gli autori che troveremo domani negli scaffali delle librerie. Se posso farlo è anche grazie al lavoro che fanno le riviste letterarie e i collettivi, che continuano a dare la possibilità agli scrittori di poter condividere i loro racconti senza necessariamente dover aspettare di farne un libro, agli autori sconosciuti di muovere i primi passi e a noi lettori di scoprire in che direzione muoverà la letteratura di domani. Fortunatamente di riviste (di carta e online) e di collettivi ce ne sono tantissimi ma sfortunatamente non ho il tempo di leggerli tutti .

Questa non è una classifica ma solo un riepilogo dei racconti che ho letto e che mi sono piaciuti questa settimana.

Questo fatto della tillandsia me l’ha detto Tiziana, che è sempre gentile e forse le piaccio. Mi ha detto che non solo non basta restare e non basta esserci, in un posto. Mi ha detto che bisogna pure cercarsi: cercare gli altri e farsi cercare dagli altri, quando si ha bisogno o hanno bisogno loro. Perché le radici mica vengono fuori da sole. E invece sembra che io non cerco mai nessuno; penso solo a scrivere le storie, mangio tonno e pomodori e non cerco mai nessuno. E quando qualcuno mi arriva troppo vicino, prendo e parto.

Andarsene restare esserci cercarsi di Marco Volpe su Narrandom

Solo ovunque.

Stacco e vado: io e il ferro siamo tutt’uno. Mi piacerebbe sapere quante aree del mio cervello sono iperattive adesso. Devo contare le ripetizioni, devo essere concentrato in ogni fase del movimento, devo darmi coraggio. Annuso la paura di fallire, raccolgo la rabbia. Misuro le forze e le oppongo alla fatica. Il dolore mi afferra, lo ospito e lascio che si dipani tra le mie cellule, che migri in tutto il corpo, che diventi me. Poi arriva l’eco di un allarme rosso a intimare la resa.

Contabilità di Carlo Rossi su Neutopia

Fare i conti per uscirne.

La mia missione è a buon punto, dopo un anno di addestramento gli umani hanno imparato a: riempire tempestivamente le ciotole, lasciare le porte aperte,  pulire la lettiera e chiedermi con garbo quando giocare con loro. Obbediscono prontamente al ronfare delle fusa: sanno dove grattare e con quale intensità farlo, tanto che oramai li mordicchio solo saltuariamente, giusto per mantenerli in allenamento.

Dal diario di Matilde di Manuela Barban su Malgrado le mosche

Visti da lei.

Destro, un attimo di sospensione, sinistro. Ogni passo verso la morte è pieno di tutta la mia esistenza, della mia vita intera. Vorrei piangere, vorrei tornare a casa, vorrei fermarmi e dire basta, vorrei sfogarmi, annunciando a tutta questa gente che sono dei falsi, ipocriti! Che tutto questo è falso! Vorrei urlare che tanto mi rianimeranno appena un attimo prima di morire. Tanto mi salverò, non voglio morire davvero. Quindi cosa state guardando?

Due amanti di Andrea Cafarella su Altri animali

Appuntamenti da rimandare.

Ecco che mentre osservo, l’oggetto si altera: si trasforma: si rinnova – la reificazione è annientata nel divenire.
Il primo stato è quello osservato a colpo d’occhio. Il secondo stato ne è una particolare alterazione. La poltrona, prima integra, è d’un tratto circondata di fiamme alte fino al cielo.
Un occhio che utilizza espressioni figurate, poi!
Il terzo stato prevede una sintesi tra i due. Della poltrone non resta che lo scheletro di fondamenta, tenuto in piedi dalla consuetudine delle leggi fisiche.

Kaise pan ama di Antonio Iannone su TerraNullius

Immagini.

Ripensai alle parole di Luca. Sei sempre assente. Io vivo nell’ovatta – devo andarmi a prendere in fondo a me stessa, ogni volta, per andare dagli altri. Aprire un varco nel torpore. Cercare le parole in fondo alla gola, cavarle fuori. È dura risalire, è dura ridiscendere. Ma nell’assenza non schivo un dettaglio. Senza sosta vigile, succhio ogni cosa – dalla mia distanza.

La stanza di luce di Sharon Vanoli su inutile

Il desiderio di scomparire.

 Buone letture!

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