Una settimana di racconti #152

Mi piace fantasticare su quali saranno gli autori che troveremo domani negli scaffali delle librerie. Se posso farlo è anche grazie al lavoro che fanno le riviste letterarie e i collettivi, che continuano a dare la possibilità agli scrittori di poter condividere i loro racconti senza necessariamente dover aspettare di farne un libro, agli autori sconosciuti di muovere i primi passi e a noi lettori di scoprire in che direzione muoverà la letteratura di domani. Fortunatamente di riviste (di carta e online) e di collettivi ce ne sono tantissimi ma sfortunatamente non ho il tempo di leggerli tutti .

Questa non è una classifica ma solo un riepilogo dei racconti che ho letto e che mi sono piaciuti questa settimana.

Quando facciamo il bagno, le mie gambe tremano a ogni passo. Non indosso gli occhiali perché ho paura che le onde li portino via, quindi vedo a malapena ciò che ho sotto i piedi: ogni pozza scura nasconde ricci di mare, meduse, punte impreviste, crepe profonde. Dario salta tra gli scogli, con la schiuma bianca delle onde che gli abbraccia le caviglie abbronzate. Non gli importa cosa l’acqua nasconda, e si tuffa così in fretta che non me ne accorgo neanche, tutta presa a scandagliare il fondale.

Sale e sangue di Rachele Salvini su Split

Illusioni ottiche.

Uno di noi porta l’apparecchio mobile, l’altro lo ha chiuso anni fa in un cassetto che non ha mai più riaperto. Uno di noi accosta vicino al marciapiede, l’altro gira la manovella e abbassa il finestrino. Uno di noi ha perso il padre quando era piccolo, l’altro il cellulare nuovo una sera che era sbronzo. Uno di noi continua a guardare la strada come se stesse ancora guidando, l’altro sporge il collo fuori dal finestrino.

Uno di noi di Martin Hofer su Pastrengo

Uno, due o forse più.

È il quadro che desidero, non un accumulo di bit crittografati e racchiusi virtualmente nel sito e nell’app d’una banca, pochi risparmi. Non è questo il valore della vita. Io bramo la Comunicazione, la sua mano al centro del corpo che indugia e carezza la carne suina, la vulva di donna, il fuoco di tutto.

La comunicazione nel secolo ventunesimo di Gabriele Esposito su Altri Animali

Io posso.

La vecchia ha mani da uomo, dita lunghe ma doppie, le nocche sporgenti. Ripete ogni giorno la lavanda della ferita, immergendo una pezza logora nell’acqua della bacinella, che puzza almeno quanto la vecchia. Dopo con un dito (l’indice, a volte il medio, a volte in combinazione col pollice) caccia i vermi dalla ferita in questo modo: pima la ferita con l’indice della mano sinistra (per lo più. La ripetizione anestetizza il pensiero o, se proprio si vuole, lo rende automatico), la stessa da cui rumina il tabacco, e con la mano destra raccoglie i vermi e li getta nella bacinella.

Storia dell’insurrezione di Tuzla di Luca Mignola su Verdə

Di Havor Treblinka.

Buone letture!

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