Una settimana di racconti #153

Mi piace fantasticare su quali saranno gli autori che troveremo domani negli scaffali delle librerie. Se posso farlo è anche grazie al lavoro che fanno le riviste letterarie e i collettivi, che continuano a dare la possibilità agli scrittori di poter condividere i loro racconti senza necessariamente dover aspettare di farne un libro, agli autori sconosciuti di muovere i primi passi e a noi lettori di scoprire in che direzione muoverà la letteratura di domani. Fortunatamente di riviste (di carta e online) e di collettivi ce ne sono tantissimi ma sfortunatamente non ho il tempo di leggerli tutti .

Questa non è una classifica ma solo un riepilogo dei racconti che ho letto e che mi sono piaciuti questa settimana.

Lui e Lidia litigano sempre e la frase che più spesso le scaglia addosso è un invito a tacere prima di parlare. Qualche volta la prende a schiaffi sul viso e subito dopo dice di averlo fatto perché lei riesce a provocarlo in un modo… non sa come proseguire, si sente sconfitto dalle parole che gli mancano e per sopraffarla sceglie il dolore fisico, che lui è cresciuto con l’inclinazione a credere di qualità migliore.

Bocca di pipistrello di Sara Verdecchia su micorrize

Cercare di ripulire

Alla fine mi piaceva grattarmi, mi piaceva vedere quello che poteva uscire da dentro la testa, che non era molto, era solo del sangue e del liquido giallo, ma comunque era qualcosa, aveva un odore e un sapore, e potevo guardarlo sulla mia mano. La zia Rita non aspettava che rispondessi o che scuotessi la testa, continuava a fare quello che stava facendo, cose pratiche per lo più. A me dispiaceva per lei che aveva tutto quel tempo da perdere, mentre a casa mia non lo aveva nessuno ed era bello e giusto non averlo, lo sapevo, voleva dire che si lavorava, che un lavoro c’era, che c’erano i soldi, se non avevi tempo avevi i soldi.

Mi grattavo sempre la testa di Stefania Maruelli su Narrandom

Nani, giganti e padri di cui avere paura.

Stava per arrivare agli sghignazzi trattenuti sui tavoli della biblioteca dell’università, a quelle lotte contro il muscolo risorio di cui Andrea era il complice favorito, quando, da una parte nascosta del viso, qualcosa aveva scavalcato la successione seguita da Roberto, un salto del tatto, per arrivare direttamente da lui, venirlo a trovare. Proprio lì vicino, tra la palpebra ed il lato della fronte, c’era l’occhiolino accompagnato allo stiracchiamento con cui accarezzava Giulia al risveglio.

I passi sul volto di Valerio Russo su Neutopia

Riannodare i fili.

Prima che partissi dal paese senza mare dove ero nato, quando avevo messo assieme la mia roba – poche cose a dire il vero – avevo ritrovato un vecchio taccuino, sulla cui prima pagina avevo scritto proprio quella frase. La frase cui ripensavo più volte al giorno, ogni giorno, spesso contro la mia volontà, proprio come quelle fissazioni che nella peggiore delle ipotesi portano alla pazzia; e ogni volta che mi tornava in mente mi affliggeva una sorta d’inquietudine.

Labili orme di Gioacchino Lonobile su Sulla Quarta Corda

Fino a farsi scomparire.

Ha adeguato la propria postura a queste scrivanie, che in realtà sono scrittoi sette-ottocenteschi che per amore d’arredamento non sono mai stati cambiati, il che ha reso il lavoro con i personal computer e i mouse assai scomodo. In molti soffrono di tunnel carpale: i periodici controlli dei medici non certificano nulla di che, neanche abbassamenti di vista. Il Novecento si è appoggiato sull’Ottocento.

Una certa estinzione di Filippo Polenchi su minima&moralia

Tra i modi di finire.

E ancora:

Buone letture!

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