Capita anche a voi di restare colpiti da una parola? Di provare a pronunciarla girandola e rigirandola sulla lingua? O di ripeterla soltanto nella vostra testa come una nenia in cui cercare protezione?
Vi siete mai soffermati a pensare alle parole che usate ogni giorno? Quali sono quelle con cui avete più confidenza? Quelle che sentite più spesso? E quelle per cui vi siete detti mille volte che sarebbe il caso di smettere di usarle?
Da questi e altri mille pensieri nasce la voglia di appuntare parole conosciute o nuove che ho incontrato in questi giorni appena passati.

mioṡòtide
(ant. mioṡòta o mioṡòte) s. f. [lat. scient. Myosotis, dal gr. μυοσωτίς -ίδος, comp. di μῦς μυός «topo» e οὖς ὠτός «orecchio»]. – Genere di piante boraginacee con una quarantina di specie distribuite in tutto il mondo, i cui fiori sono comunem. noti con il nome di non ti scordar di me o nontiscordardimé (o anche con il nome lat. scient. Myosotis, usato però al masch.).
da Dinamica di Aurora Dell’Oro su inutile
transeunte
agg. [dal lat. transiens -euntis, part. pres. di transire «passare»]. – Latinismo usato nel linguaggio filosofico per indicare ciò che essendo soggetto al divenire è destinato a finire (in opposizione all’eterno e all’assoluto). Con valore più generico, in usi letter. o elevati, che passa, che ha una durata limitata nel tempo: beni t., un benessere transeunte.
da Piccola Collezione Portatile di Tommaso Ortonieri su Antinomie
giùggiola
s. f. [da giuggiolo, o direttamente dal gr. tardo ζιζουλά]. – 1.a. Il frutto del giuggiolo: un cartoccio di giuggiole. b. ant. Pasticca impastata con decotto di giuggiole, già usata per rimedio contro la tosse; per estens., pasticca fatta con zucchero e gomma arabica; più genericam., caramella. 2. fig. a. Inezia, bagattella, di solito in frasi esclamative: cinquecentomila euro di eredità? una g.!; è un’opera che richiede un lavoro di anni, altro che giuggiole!b.Andare in brodo di giuggiole (alterazione dell’originario brodo di succiole), andare in solluchero, uscire quasi di sé dalla contentezza e sim.; analogam., mandare in brodo di giuggiole. ◆ Dim. giuggiolina, giuggiolétta; accr. guiggiolóna.
da Nella sera d’inverno di Sonia Aggio su Altri Animali
bażżècola
s. f. [prob. der. di bazza2]. – Cosa di poco conto, bagattella, quisquilia: non bado a queste b.; iron.: ha perso centomila euro? una bazzecola!
da Gli ospiti di Maria Messina tratto dalla raccolta di Piccoli Gorghi (Sellerio) pubblicato su Osservatorio Cattedrale
libèllula
s. f. [lat. scient. Libellula, dim. del lat. class. libella «livella», a sua volta dim. di libra «bilancia»; così detta perché nel volo tiene le ali orizzontali]. – 1.a. Nella classificazione zoologica, genere di insetti anisotteri comprendente diverse specie diffuse in Europa, tra cui Libellula depressa (indicata anche in ital. con lo stesso nome) e Libellula quadrimaculata (cioè «libellula dalle quattro macchie»). b. Nel linguaggio com., con sign. più ampio, nome dei varî insetti dell’ordine odonati, caratterizzati, allo stato adulto, da un corpo sottile e da grandi ali membranose, talora colorate, spesso tutte e quattro uguali, che in posizione di riposo non ricoprono mai l’addome e vengono tenute verticalmente verso l’indietro (nel sottordine degli zigotteri) o orizzontali (negli anisotteri); le ninfe, predatrici, vivono nell’acqua per un periodo di due o tre anni che si conclude, dopo 10-14 mute, con la metamorfosi. 2. In similitudini, indica grazia, leggerezza ed elegante agilità nei movimenti: danzare, muoversi come una libellula
da La poesia o è ispirata o non vale niente. Amelia Rosselli, poetessa della visione e del vero di Edoardo Pisani su Limina