Una settimana di racconti #104

Mi piace fantasticare su quali saranno gli autori che troveremo domani negli scaffali delle librerie. Se posso farlo è anche grazie al lavoro che fanno le riviste letterarie e i collettivi, che continuano a dare la possibilità agli scrittori di poter condividere i loro racconti senza necessariamente dover aspettare di farne un libro, agli autori sconosciuti di muovere i primi passi e a noi lettori di scoprire in che direzione muoverà la letteratura di domani. Fortunatamente di riviste (di carta e online) e di collettivi ce ne sono tantissimi ma sfortunatamente non ho il tempo di leggerli tutti .

Questa non è una classifica ma solo un riepilogo dei racconti che ho letto e che mi sono piaciuti questa settimana.

Tuttavia Bernard anelava di saltare, desiderava, cioè, compiere balzi improvvisi, movimenti repentini in quel modo non comune, diceva, di spostarsi da un posto all’altro staccando completamente i piedi dal suolo. Eppure Bernard non lo aveva mai fatto, non aveva mai spiccato un salto deciso e imponente. Egli, come la maggior parte degli uomini, aveva elaborato soltanto una comune camminata da passeggio o, al massimo, aveva compiuto passi lunghi per superare pozzanghere, per evitare scalini imperfetti, per scendere dal bordo alto dei marciapiedi, azioni, insomma, che rientrano nei naturali e umani processi di adattamento all’ambiente e che persino un bambino deve imparare il più presto possibile per farsi strada nel mondo.

Il salto di Vincenzo Liguori su inutile

La vita insieme è un duro allenamento.

Ho considerato ogni eventualità, anche le più strampalate, sono rimbalzato da una teoria all’altra formulando ogni tipo di ipotesi, ma con enormi difficoltà; non ho mai avuto fantasia. Forse qualcuno mi aveva condannato a questa fine con un rito voodoo oppure la causa era un circoscritto fenomeno di fisica quantistica; potevo essere sotto l’effetto di allucinogeni o semplicemente ero diventato
pazzo. E se fossi stato vittima di una punizione divina?

Io non esisto di Marco Corvaia su L’Ircocervo n.3

Scomparsa di un uomo ordinario.

– Era solo un ritardo – mi disse.
Ho cercato una battuta brillante, senza trovarla.
– Ah, beh… – ho fatto io – potremo andare a vivere insieme lo stesso, no?
La linea si gonfiava a intermittenza al ritmo dei suoi sospiri.
– È meglio se lasciamo stare, mi sa.
Non ho voluto insistere e l’ho chiusa lì. La cosa più brutta del vedersi poco è che ti tocca fidarti delle
parole. Quando finisce, il ricordo cresce come un’ombra lunga e la prima cosa che se ne va sono gli
odori.

Mi piacerebbe Adele di Carlo Battistella su Crack rivista

Quello che vogliono gli altri.

La campanella trillò l’ultima volta e già sentivo quella camminata severa, fatta di mocassini neri, rimbombare per il corridoio e avvicinarsi sempre di più alla porta della mia aula, la 3B. Avevo i brividi e le mani così sudate da non riuscire nemmeno a impugnare la penna per scrivere i compiti. La maniglia girò lentamente, la porta si dischiuse e alla vista di quell’ombra piccola e nera mi raggomitolai tentando di nascondermi dagli occhi aguzzi della maestra Loredana, la maestra di matematica, una mostruosa fusione di cattiveria e disciplina. Sempre vestita di nero, capelli a caschetto e secca come un frustino.

Oggi interroghiamo di Giorgio B. Scalia su Spazinclusi

Farsela sotto.

È calma e nervosa e ha una grande pace dentro di sé, un grande vuoto dentro di sé. Ormai i piedi non ti crescono più, le dico un giorno e lei ride: è vero. Ringrazia, ormai, non prega più Dio. Piedi che ora però le sanguinano e le fanno male. Sono distrutti, usati, logorati, consumati. Ha fame, però, mi dice, è un serpente affamato che striscia, ha fame e sete di cose che non sa e di domande e di limone mischiato con zucchero e gelato. Le preparo zucchero e gelato e so che si ricorda di me. Le piace assottigliarsi, entrare dentro al corpo e al movimento, lo osserva e io con lei.

Pain di Maddalena Fingerle su Nazione Indiana

Avvicinarsi al sogno.

Buone letture! 

 

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