Renzo, Lucia e io. Perché, per me, I Promessi Sposi è un romanzo meraviglioso

Continua il nostro viaggio nel catalogo di Add editore.  Dopo “Anni luce” di Andrea Pomella oggi andiamo a ripescare nella collana Incendi scoprendo la passione bruciante di Marcello Fois per I Promessi Sposi.

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Dite la verità quanti di voi a scuola si sono profondamente annoiati mentre la professoressa di turno ci costringeva a leggere I Promessi Sposi?  Tanti, lo so. Tanti. Non ve ne vergognate. Oggi posso dirvi con certezza che ci eravamo sbagliati ma che le colpe non sono state tutte nostre. La vivacità che porta l’adolescenza e professori annoiati non hanno giocato decisamente a nostro favore. Nonostante già amassi leggere, io in seconda superiore non avevo mica capito che se potevo leggere i miei romanzi preferiti era proprio grazie a Manzoni. Capii la grandezza di quella lettura solo anni dopo e in questi giorni dopo aver letto  “Renzo, Lucia e io Perché, per me, I Promessi Sposi è un romanzo meraviglioso” di Marcello Fois ne ho la definitiva conferma.

Nel primo capitolo è lo stesso Fois a provare a spiegarci perché tutto questo succede:

“Al ragazzo, all’alunno si promette una scuola “divertente”, ma non gli si spiega che “divertente” è una parola per niente leggera. “Divertente” è un’accezione che attiene alla capacità di farsi un’idea propria delle cose, e cioè devèrtere, saper guardare altrove, misurare l’area in cui l’informazione che si è appena ricevuta può esercitare un potere comunicativo nella vita di tutti i giorni…. Ergo: chi l’ha detto che I Promessi Sposi debba piacere? Il punto non è che piaccia ma che “diverta” che racconti cioè nell’ordine: che nazione siamo, che lingua parliamo, che cos’è un classico, fino a che punto ci conosciamo.”

Partendo dal concetto di classici, “che hanno una capacità di mutazione estenuante e un’incredibile capacità di migrare da un mondo all’altro, da un contesto all’altro, da una lingua all’altra”, Marcello Fois ci svela la storia di questo grande romanzo, la fatica e la lungimiranza del Manzoni nel costruirlo perché voleva che diventasse il romanzo fondante di una nazione che ancora doveva nascere.

I Promessi Sposi prendono dall’Iliade, dall’Odissea e dal De rerum natura e sono fonte di ispirazione per Verga, Sciascia, Bacchelli, Morante, la Mazzucco.

L’epopea di Renzo e Lucia. Il loro amore contrastato e ostacolato. La miseria, le malattie e la vita umile. I cattivi. La Provvidenza. L’obiettivo prefissato da raggiungere ad ogni costo. Da sempre continua fonte di ispirazione ritroviamo alcune caratteristiche de I Promessi Sposi anche nella musica (Verdi) e nella cinematografia (neorealismo italiano).

Fois pone l’accento su alcuni personaggi e il loro simbolismo:  Antonio Ferrer  il potere della parola e la sua ambiguità, l’ingerenza di Donna Prassède e la sua cieca moralità, la modernità di Bortolo e la sua intraprendenza,  la scena di Cecilia vestita con una tunica bianca che ritroviamo in Schindler’s List e nella bambina con il cappottino rosso,  la coerenza e la libertà di Lucia che decide della sua verginità e si autodetermina.

E ancora i luoghi comuni che pronunciamo tutti i giorni e che vengono direttamente  dalle pagine del romanzo del Manzoni. Perpetua che da nome proprio della governante di Don Abbondio diventa nome comune per indicare la collaboratrice del prete. E provate a pensare a tutte le volte che avete pronunciato “Questo matrimonio non s’ha da fare!”  quando qualcosa proprio non doveva succedere.

Marcello Fois in poche pagine riesce dove nessun insegnante è mai arrivato: farci amare I Promessi Sposi. Un consiglio spassionato a tutti i docenti se potete, affiancate questo testo all’ originale di Alessandro Manzoni permetterete ai  vostri alunni di guardare ai classici e alla lettura in un modo diverso e vi ringrazieranno.

 

libro

«Leggere un classico è come visitare i sotterranei di una città. In superficie, alla luce del sole, si stratifica il mutamento, ma lì sotto, nel sistema circolatorio, si può individuare l’articolazione delle fondamenta, affascinanti, labirintiche, semplificate e sostanziali, come le sinopie sotto gli affreschi.» Questo libro è un percorso nei sotterranei dei Promessi Sposi, e Fois è la guida che conduce il lettore a scoprire un sorprendente sistema di vasi comunicanti, tra letteratura, pittura, scultura, musica, e cinema.
Cosa lega Renzo a Ulisse, Lucia a Elena di Troia, la peste descritta da Lucrezio a quella che si porta via la piccola Cecilia e la bimba con il cappottino rosso di Schindler’s List? E cosa c’entra la contorsione del Laocoonte, del Cristo del Giudizio Universale di Michelangelo, delle figure di Matisse, di Picasso, di El Greco con don Abbondio?
Nessuno stupore se nel labirinto ci si imbatte in Rossella O’Hara che dialoga con Federigo degli Alberighi e don Rodrigo, o se si scopre che Renzo e Lucia sono i cugini del Nord dei personaggi della Terra trema di Luchino Visconti… Fois svela il coraggio e la temerarietà di Alessandro Manzoni, ma anche la ricchezza di un capolavoro che non ha paura del tempo, dei programmi scolastici, degli insegnanti annoiati e dei lettori pigri. Renzo, Lucia e io è una lettura innamorata, che racconta che nazione siamo, che lingua parliamo, fino a che punto ci conosciamo.

autore

Marcello Fois vive e lavora a Bologna. Tra i suoi libri ricordiamo Picta (premio Calvino 1992), Ferro RecenteMeglio mortiDura madrePiccole storie nereSheolMemoria del vuotoStirpeNel tempo di mezzo (finalista al premio Campiello e al premio Strega 2012), L’importanza dei luoghi comuni (2013),  Luce perfetta (premio Asti d’Appello 2016), Manuale di lettura creativa (2016), Quasi Grazia (2016) e Del dirsi addio(2017).
È direttore artistico del Festival letterario di Gavoi, L’Isola delle Storie.

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