Overlove

“L’amore. Se all’amore aggiungi una consonante, la t, diventa morte ma non dura per sempre. Le parole contengono dei ventagli che nascondono la verità. La t di morte è il ventaglio dell’amore”

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Ci sono alcuni libri che spesso chiamo in soccorso quando ho bisogno di prendere aria. Delle letture che vado a ripescare quando sento il bisogno di una mano che mi afferri e che mi stani dalla mia zona di comfort. Di questi libri ho sempre avuto difficoltà a parlare perché ho l’impressione che io sia impigliata tra le loro parole e che con le pagine ci siano rilegati dei pezzi di me. Confesso che “Overlove” di Alessandra Minervini rientra a pieno titolo tra i miei libri àncora. È stato un libro esordio nel 2016 pubblicato da LiberAria (intervistata qui per l’IndieBBBCAfè) e che ho incontrato al mio primo Salone del Libro di Torino lo scorso anno.

In preda ad una gioia incontenibile ho fatto scorpacciata di libri al SalTo che una volta a casa per qualche motivo ho dovuto far temporeggiare un attimo. Ci ho messo mesi a prendere “Overlove” dalla pila e a leggerlo, per poi rileggerlo una seconda volta a distanza di pochi mesi e tornare a sfogliarlo spesso. Questo a conferma che anche per i libri esistono momenti giusti come per gli incontri.

“Overlove” è una storia in tre parti: La mancanza del presente, La mancanza di passato e La mancanza di futuro. La Minervini accompagna ogni parte con un esergo coinvolgendo nelle pagine anche Mariangela Gualtieri, Gogliarda Sapienza e Anna Maria Ortese. Il romanzo è un groviglio di parole che diventano immagini vivide per il lettore che si immerge nella storia tra Anna e Carmine. Ai capitoli di narrazione sono intervallati capitoli con stralci di dialoghi tra i due protagonisti dove la scrittrice dosa sapientemente parole e punteggiatura per svelare questo amore potente che travolge, travalica e irrompe con forza nelle vite dei due protagonisti. In copertina, una bellissima illustrazione di Maria Rosa Comparato ci svela questa relazione tra una donna con delle meravigliose piume al posto dei capelli e un uomo con un disco a fargli da testa che si svolge in una dimensione a tratti onirica.

“Overlove” è molte cose e nessuna. È una relazione che finisce. È un amore che cresce anche se non è vissuto come abbiamo sempre immaginato. È la storia di una mancanza e di come modifica le vite in cui fa capolino. Per alcuni diventa felicità per altri la fine di ogni cosa. È la sfrontata giovinezza. È la scoperta del crollo di un impero costruito su un castello di carte. È un abbraccio sicuro in cui tornare. È essere connessi con le perturbazioni e prevederle. È una dottoressa della tv unica compagnia che siamo disposti a tollerare. È sentirsi a proprio agio con situazioni catalogate come scomode. È il saper perdonare noi stessi e gli altri. È una Puglia luminosa e nascosta che non si accontenta di fare da sfondo. È amore per la musica e odio per la musica. È la capacità di tollerare gli eventi della vita. È spezzare ogni legame per ricominciare.

“Overlove” di Alessandra Minervini è la conferma che si può scrivere di una storia d’amore senza coprire tutto con una patina rosa. È uno dei modi possibili in cui può dipanarsi la vita. È un libro di cui non so parlare ma che torno a leggere. È scegliere di sopravvivere per l’amore o con l’amore.

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Cosa siamo disposti a fare per amore? Tutto, anche lasciarci. Anna sta con Carmine da tre anni. Carmine è sposato e ha una figlia. Anna no. Si prendono e si lasciano diverse volte in un tira e molla di passione e senso di colpa. Carmine è un sofisticato cantautore indipendente che tenta la carriera nazional popolare per sbarcare il lunario. Passa le giornate rinchiuso nel suo studio di registrazione, alternando la fase creativa all’ossessione del controllo del peso. Rancoroso e frustrato, non ha il coraggio di cambiare vita. Fino a quando il cambiamento non glielo serve Anna su un piatto d’argento. Un pegno d’amore. In una Puglia dai colori vivi e velata di un’ironica malinconia, Anna lascia Carmine. Fino al momento prima, niente sembra essere cambiato. Ben presto la mancanza diventa un sentimento ambiguo: non è dolore per qualcosa che non c’è più ma per qualcosa che è avanzato e non è abbastanza. Intorno ai due protagonisti gravita la sgangherata umanità contemporanea: anaffettivi cronici, artisti egocentrici, goffi ipocondriaci, i nuovi ricchi dell’Est europeo e gli ex benestanti italiani minacciati dalla povertà borghese. La scrittura di Alessandra Minervini procede per sottrazione e frammenti, creando nel lettore un senso di dipendenza. Si perde e si ritrova qualcosa: un amore, una vita, un desiderio, se stessi.

autrice

Alessandra Minervini è nata a Bari, dove ora vive. Suoi racconti sono stati pubblicati da alcune riviste tra cui “Colla”, “EFFE”, “Cadillac”. Affidandosi al pensiero di John Fante: “Per scrivere bisogna amare e per amare bisogna capire”, organizza e tiene corsi di scrittura. Il suo sito è http://www.alessandraminervini.info.

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